L’ira si configura come l’indomitum furorem di un’anima travolta dall’impetuosità di una passione intensa e dirompente. La dinamica degli impulsi emotivi è resa tangibile attraverso un approccio psico-fisiologico che evidenzia i tratti esasperati del volto, rivelatori di un temperamento collerico e bilioso. L’intensità del pathos emerge grazie all’esaltazione plastica delle fasce muscolari del viso, rigidamente contratte, e culmina nell’accigliarsi adirato dello sguardo fisso e sgranato. Il doloris clamor, quasi come un atto liberatorio, dà forma al complesso gioco di linee verticali e orizzontali che solcano la fronte, amplificando la concitazione emotiva che permea la scultura. L’opera, che soggioga l’osservatore con la sua teatralità figurativa, acuita dall’ardore conferitole dal bronzo dorato, si trasfigura in un anelito di libertà.
Scultura prodotta dallo scultore Domenico “Mimì” Striano.